Oggi vogliamo fare una riflessione un po’ atipica sul marketing, cercando di trasporne i principi a contesti anche esterni alla vita aziendale. La domanda a cui vogliamo rispondere è: si può vivere senza marketing, nella sua accezione più ampia?

Cerchiamo di capirlo insieme.

Alle origini: cos’è il marketing

Il marketing è, secondo l’Oxford Dictionary, l’insieme di tecniche usate per mettere merci e servizi a disposizione dei consumatori e degli utenti in un certo mercato nei tempi, nei luoghi e nei modi più adatti, con i minori costi per l’acquirente e il massimo profitto per l’impresa.

Questa è una definizione strettamente da manuale, legata alla vita delle aziende.

Cerchiamo di semplificarla ulteriormente. Non è forse marketing far sapere a persone interessate che esiste un prodotto o un servizio che può aiutarle?

Indubbiamente, lo è.

La forza del marketing è la sua misurabilità

Chi si avvicina al marketing per la prima volta tende a vederne solamente la componente creativa. Un volantino, un set di foto, un logo, un nome accattivante o la grafica di un sito sono tutte componenti del marketing, è indubbio. È grazie allo sforzo e all’ingegno dei creativi che una buona strategia può arrivare a compimento.

Dall’altra parte, però, ci sono le misurazioni. Non smetteremo mai di dirlo, e non l’avremo mai detto abbastanza: il marketing senza misurazioni non esiste, non funziona. Si tratta di una disciplina più simile alla stretta comunicazione, che al marketing: ugualmente efficace, ma con tutt’altri scopi e finalità.

Le aziende dovrebbero investire moltissimo budget nella misurazione delle proprie azioni. Se si osserva un problema e lo si vuole modificare, bisogna avere dati alla mano. Sicuri, precisi: matematici, appunto.

E il marketing li fornisce, a patto di avere qualcuno che sappia interpretarli ed inserirli in un quadro generale più ampio.

Non si può vivere senza marketing: quando hai fatto auto-promozione, senza accorgertene.

Abbiamo detto che il marketing è l’insieme di metodi usati per far sapere a qualcuno di interessato che la nostra azienda (o il nostro prodotto o servizio) esiste.

Proviamo a traslare questa definizione, applicandola ad altri campi della vita quotidiana. Ripercorriamo alcune azioni quotidiane, quasi banali, in cui ognuno di noi ha fatto auto-promozione, anche senza accorgersene. Dimostrando, in effetti, che non si può vivere senza marketing.

Non si può vivere senza marketing: l’orale della maturità

Prima di sederti davanti alla commissione d’esame hai analizzato i fattori in gioco.

Di cosa parlava la tesina dei tuoi compagni di classe? C’era qualche tema ricorrente? Come si sono comportati i tuoi compagni usciti con i voti migliori? Cosa avevano indossato? Di quanto tempo in anticipo erano arrivati a scuola quella mattina?

Farti e fare queste domande è al 100% marketing: pensiero strategico, ad essere ancora più precisi.

Il colloquio di lavoro

Nelle settimane prima di un colloquio di lavoro avrai cercato di studiare la situazione. Avrai usato Glassdoor per leggere le recensioni sull’azienda di collaboratori ed ex collaboratori. Avrai scandagliato il profilo LinkedIn del recruiter. Avrai letto con attenzione la sezione “Lavora con noi” del sito.

Ti sarai messo l’abito migliore, sarai andato dal barbiere o dal parrucchiere.

In effetti, ti sei mostrato nella tua forma migliore, con l’obiettivo di ottenere qualcosa di preciso: un ingaggio.

Non si può vivere senza marketing: perché all’agenzia immobiliare dai delle referenze?

Sei andato in agenzia immobiliare per acquistare o affittare una nuova casa. Ti avranno fatto qualche domanda, per capire meglio le tue esigenze, e poi ti avranno chiesto delle referenze. Una busta paga, il contatto di un garante, una richiesta del mutuo, una lettera del tuo precedente proprietario.

E tu le hai fornite. Perché?

Stavi facendo referral marketing. Dimostrando come non potessi vivere senza marketing: senza, non saresti arrivato al tuo scopo di firmare un contratto.

Cosa c’entra la misurabilità con il quotidiano?

Nella vita quotidiana probabilmente non si misurano scientificamente gli esiti di una certa azione. Non ci immaginiamo molte persone tenere sul desktop del computer un file Excel in cui annotano con precisione le motivazioni per cui un recruiter ha rifiutato la loro candidatura.

Però la domanda se la sono fatta, ne siamo certi.

Quando ti è stato risposto il suo profilo non corrisponde alla figura che stiamo ricercando ti sarai domandato: “Cosa stavano ricercando allora? Cosa non ho ben inteso? Serviva un maggior livello di esperienza? Ho avuto un atteggiamento che ha indisposto il selezionatore?”.

Già questo fa parte delle misurazioni. Hai osservato un problema, raccolto informazioni sugli avvenimenti e cercato di capire cosa modificare la prossima volta.

Il marketing funziona esattamente nello stesso modo: ipotesi, verifiche e adeguamenti della strategia e delle azioni.

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