Ogni azienda cerca di mettere in mostra il meglio di sé per farsi conoscere e attrarre nuovi clienti. A volte però l’asticella si alza troppo, e le agenzie pubblicitarie fanno promesse marketing assurde, che sanno di non poter mantenere in nessun modo.
Ecco quali sono le peggiori promesse marketing, quelle di cui non fidarsi in nessun caso!
Ottenere tutti i risultati in modo immediato
Chi ti promette che otterrai tutti i risultati che ti aspetti in modo immediato, nel 99% dei casi sta mentendo sapendo di mentire.
La pubblicità è un processo di conoscenza reciproca, tra i clienti e l’azienda. Uno deve sapere dell’altro: da una parte, per capire se può essere interessato; dall’altro, per capire come comunicare efficacemente.
Ottenere la massima resa con un’attesa inesistente è una delle peggiori promesse marketing che si possa fare.
“Pensiamo a tutto noi”: una delle promesse marketing più dannose
Il modello delle agenzie pensiamo a tutto noi ha funzionato per cinquant’anni. Per mezzo secolo le agenzie si sono specializzate sempre di più e in modi sempre più fantasiosi, anche con risultati ottimi.
Poi, hanno tagliato fuori dall’interazione i propri clienti, limitandosi a consegnare un pacchetto di servizi precostruito e senza personalità.
Ci sono tante ragioni per cui questo processo si è innescato:
- molte agenzie credono di aver scoperto delle verità rivelate, da non condividere pena la dispersione del proprio know how;
- è vero che alcuni aspetti del marketing sono estremamente tecnici, ma questo non significa che non si possano imparare (o che peggio, i clienti non debbano imparare almeno le basi);
- qualcuno si è convinto di vivere in una torre d’avorio dentro la quale vigono solamente le regole del marketing, che possono funzionare anche senza l’apporto del mondo esterno.
“Non c’è bisogno che i clienti imparino a fare”
Legata alle pessime promesse marketing sul “pensiamo a tutto noi” c’è quella del “non c’è bisogno che i clienti imparino a fare“.
Con questo stratagemma le agenzie di pubblicità hanno ottenuto per decenni contratti sicuri, facendo leva sull’ingenuità dei propri clienti, sulla loro sensazione di essere sempre con la catena corta al collo.
Di certo la tattica funziona: la maggioranza delle agenzie continua a fare così.
Poi, c’è chi la pensa in modo opposto, e preferisce insegnare il marketing rendendo davvero liberi i clienti, anziché rincorrere i risultati temendo che ad un certo punto l’equazione imploda.
Finire in prima pagina, aumentare di 1000 follower un profilo, avere 100 like in più: promesse marketing senza senso
Il marketing è uno strumento di misurazione del comportamento degli utenti e dei clienti. Stop!
Le strategie che si usano possono influenzare il comportamento degli utenti, ma non piegarlo a proprio piacimento.
La scalata alla prima pagina della SERP con una strategia SEO, l’aumento dei follower o dei like, il numero di condivisioni sono numeri esclusivamente dipendenti dalle scelte degli utenti.
Il tuo blog può essere scritto in ottica SEO in modo magistrale, aggiornato con regolarità e con i parametri SEOYoast o RankMath più elevati. Ma se hai scelto parole chiave poco interessanti e che gli utenti non ricercano, la tua strategia di marketing si è basata sul nulla.
Allo stesso modo, i tuoi profili social possono essere curati in modo maniacale: foto professionali, copy originali, hashtag, stories a ciclo continuo. Ma se per qualche motivo gli utenti non si fidano di te non metteranno like, non condivideranno i tuoi post e non ti taggeranno sui loro acquisti.
Ignorare l’etica per massimizzare i risultati
Molte agenzie di marketing pensano di poter ignorare l’etica dei propri clienti e degli utenti, sperando di massimizzare l’effetto dei risultati e la loro risonanza. Nella maggior parte dei casi quello che succede è che la campagna scelta susciti indignazione, sfiducia, rabbia.
“Bene o male, purché se ne parli” è il tipo di ragionamento che ha dominato per decenni le agenzie pubblicitarie.
Eppure, si tratta di una delle peggiori promesse marketing che si possano fare, e i risultati si pagano in breve tempo.
A cosa è servito far parlare di te se nell’arco di qualche ora si è innescato un boicottaggio collettivo? Quanto valgono i 1000 follower ottenuti in una settimana, se poi ne perdi 2000 in un giorno? A cosa vale un anno di costruzione del rapporto di fiducia con i tuoi clienti, se pur di fare una marketta la fai collassare?