Le peggiori campagne marketing degli ultimi anni: se cerchi su Google questa frase troverai decine di classifiche, con vari gradi di orrore disponibili per tutti i gusti e le preferenze.
Abbiamo selezionato quelle che secondo noi hanno avuto la risonanza più clamorosa, e hanno avvicinando le loro aziende-madri al peggior effetto che una campagna sbagliata può creare: farti perdere la credibilità che hai acquisito nel tempo.
La Molisana: una delle peggiori campagne marketing italiane dell’ultimo decennio
Il 2021 è iniziato da pochissimi giorni e già cade la prima bomba. La Molisana rivede il nome commerciale di due formati di pasta, decidendo di chiamarli “tripoline” e “abissine“.
Bel botto! Nell’anno di Black Lives Matter, dell’omicidio di George Floyd, dentro la generazione X, la più sensibile ai temi dell’antirazzismo, scegliere di utilizzare due termini del passato coloniale fascista italiano, mascherandosi dietro frasi di circostanza che suonano, più o meno, come: “Ma questa è solo la storia del paese”.
La polemica si infiamma in poche ore. Qualcuno sembra apprezzare, ma la grande maggioranza dei consumatori non è dello stesso avviso. Per andare tutto sommato sul sottile.
Cosa imparare da questa campagna: se sei davanti alla generazione più sensibile ai temi del sociale, sii consapevole che la scusa dell’ingenuità non funzionerà.
Muccino e il corto per la Calabria: una delle peggiori campagne marketing per il turismo
Se sei curioso o curiosa di vederlo, lo trovi qui, su Youtube. Muccino ha speso 1,7 milioni di euro per girare questo corto di circa 8 minuti, per decantare le bellezze storiche e naturalistiche della Regione Calabria.
Per carità: a livello di immagini e regia non si può dire che sia un prodotto fallimentare.
Peccato che sia composto al 90% da stereotipi e luoghi comuni, che non approfondiscono minimamente la percezione che la regione ha nel resto del paese o del mondo. Un esempio di scadente originalità, che ha fatto finire il prodotto nello spettro dei grigi, spenti e senza personalità, e delle peggiori campagne marketing per il turismo.
Bloomingdale e il Natale 2015
Tra le peggiori campagne marketing internazionali forse c’è il catalogo Bloomingdale per il Natale del 2015.
La fotografia è semplice: un uomo guarda una donna, sorridente, felice e vestita a festa. Il claim: “Versa un po’ di alcool extra nel drink dei tuoi amici quando non stanno guardando”.
Negli Stati Uniti, come in tutto il mondo occidentale, il numero di reati violenti cala ogni anno. Uno solo è stabile, oppure in crescita: la violenza sessuale.
Sembra proprio il contesto giusto per incitare gli spettatori a far ubriacare le amiche senza che loro se ne accorgono, vero?
Una delle peggiori campagne marketing in ambito sportivo: Protein World
2015: l’azienda Protein World crea manifesti e annunci sulle riviste per una nuova linea di integratori. C’è una donna in bikini, magrissima e in forma, e il testo: “Il tuo fisico è pronto per l’estate?”
Il 60% delle consumatrici intervistate dopo una delle peggiori campagne marketing della storia recente ha dichiarato di essersi sentita a disagio o di aver provato vergogna davanti allo spot. Due sentimenti che non vanno per niente d’accordo con la conclusione di una vendita.
Basterebbe questo per reputare la campagna un fallimento? Sbagliato!
Arjun Seth, il CEO dell’azienda, ha definito le 70.000 persone che hanno firmato una petizione per la rimozione dello spot “femministe terroriste”. Chissà se dopo questa giustificazione hanno cambiato idea e hanno iniziato ad acquistare i prodotti dell’azienda.