Il growth hacking è una tecnica di cui abbiamo già parlato, spiegando anche a quali aziende è stata più utile.
Questa disciplina non è solamente uno strumento applicabile al business. Si tratta quasi di una filosofia, che può essere applicata alla vita quotidiana per migliorare i nostri risultati.
Analizziamo insieme alcune di queste tecniche, per capire come usarle nella vita di tutti i giorni!
Strategie di growth hacking: piccoli investimenti
La base teorica del growth hacking è fatta di piccoli investimenti. Anziché mettere tutto il budget in un solo progetto, è preferibile iniziare con una piccola spesa e valutarne gli effetti positivi e negativi.
Evidentemente questo consiglio può essere applicato alla vita quotidiana. Anziché gettarsi a capofitto in un’operazione o un cambiamento di cui non conosciamo gli esiti, vale la pena fare piccoli esperimenti a basso costo (economico, emotivo, fisico) e valutarli in corsa.
Sperimenta e modifica
Il secondo dei principi teorici di questa tecnica è la sperimentazione. Il growth hacker lascia aperte molte porte, di solito in modo contemporaneo, per valutare quale renda gli effetti migliori. Si tratta di un test A/B (o A/B/C/D, dipende dalla difficoltà del caso) da manuale.
Sperimentare con un piccolo tentativo, anche nella vita quotidiana, è prudente eppure inizia a darci subito informazioni. Se la scelta che abbiamo compiuto non rende l’esito sperato, non abbiamo di fatto perso niente: possiamo modificare in corsa la nostra decisione e rivalutarne gli effetti.
Tutte le strategie di growth hacking si basano sull’ossessione per la crescita
Ogni growth hacker che si rispetti è ossessionato dalla crescita. Nel proprio contesto di lavoro, ovviamente, è ossessionato dalla crescita dell’azienda.
Ma fuori, nel tempo libero? Probabilmente questo mindset non è semplice da lasciare in ufficio. E in un certo senso, perché dovrebbe succedere?
La crescita, l’acquisizione di nuove competenze, tecniche, soluzioni, idee è l’anima di ogni processo che arriva all’obiettivo. Altrimenti rimaniamo nel campo delle azioni ripetitive, degli schemi e dei pattern, utilizzati così metodicamente che finiscono per non dare più l’effetto sperato.
I dati parlano
Tutte le strategie di growth hacking giocano nel campo della misurabilità e della replicabilità. Non esiste growth hacking senza numeri, senza dati, senza analisi: a partire da quei dati, si individua un problema e la sua relativa strategia di soluzione.
Allarghiamo la definizione di Data alla vita quotidiana. Ogni cosa che ci accade è un dato, un elemento, un’informazione. Inserirle tutte in un quadro più ampio:
- ci tiene concentrati sulla situazione;
- è d’aiuto per individuare le falle;
- permette di fare una valutazione di ampio respiro, con l’obiettivo di non ritrovarsi a risolvere un problema mentre ne trascuriamo o causiamo involontariamente altri;
- dirige la rotta in modo più semplice.
Il paradosso della vittoria
L’ultima delle strategie di growth hacking che vogliamo spiegare e riportare alla vita quotidiana è il paradosso della vittoria.
Quando guardiamo ad una persona di successo o un’azienda in espansione è inevitabile chiederci: “Ma come ha fatto?”.
Ed è giusto!
Ma bisogna sempre tenere a mente un aspetto: l’azione di successo è l’ultima di una lunga lista di insuccessi. Nessun Leonardo, nessun Galileo, nessun Bill Gates o Jeff Bezoz sono arrivati alle proprie scoperte o ai propri successi di colpo, senza aver fatto dei tentativi a vuoto.
Ed è fisiologico che il successo “si comporti” così, non potrebbe essere altrimenti.
Quindi, la prossima volta che ti chiederai cosa dovresti fare per arrivare all’obiettivo, ruota la domanda perché diventi: “Dove ha sbagliato di ci ha provato prima di me?”.